Quando si pensa a questa ragazza straordinaria
che a soli 22 anni accetta di soffrire per la sua “purificazione”
e muore offrendo la sua vita per il bene della Chiesa
e del mondo, si resta colpiti è portati a riflettere.
SUSY, era pienamente convinta dell’amore di Dio.
Aveva capito il valore del Regno, la preziosità
della comunione con il Signore, l’importanza di
aprirsi agli altri fino al dono di sé; e a questi
valori aveva orientata tutta la sua vita.
Era gioiosa, sorridente,aperta all’amicizia, sincera
e spontanea; i suoi occhi neri ed il suo sorriso sfolgorante,
illuminavano il suo volto. Era circondata da tantissimi
amici che le volevano bene, la cercavano e la seguivano:
tutti rimanevano ammirati
dalla sua fede, dalla sua forza interiore ed il suo entusiasmo.
Fu educata alla fede dalla famiglia profondamente cristiana.
Ben inserita nella Parrocchia, partecipava alle vari iniziative,
ed alimentava il suo rapporto con Dio con la preghiera,
l’Eucarestia e la Parola di Dio.
Penso alla potenza di quel piccolo “seme”ricevuto
nel battesimo che metterà radici nel profondo del
suo spirito e si svilupperà presto: la grazia aveva
trovato in lei quel terreno buono per crescere e si svilupperà
a dismisura e portare frutti in abbondanza. Verrà
presto la prova.
Frequentava l’Università a Cosenza, studiava
Chimica e Tecnologia Farmaceutica.
Quasi improvvisamente le viene diagnosticata la brutta
malattia: leucemia nella sua forma più grave e
acuta.
Si era alla vigilia di Nostra Signora di Lourdes. Inizierà
il calvario; correrà da un ospedale all’
altro. La Madonna, alla quale era molto legata, la sosterrà
nel duro cammino che la porterà alla luce. Con
forza combatterà la dura battaglia contro il male
inesorabile. Quasi sempre portava la corona del Rosario
nelle mani.
Pregherà, rifletterà e con tanta speranza
affonderà sofferenze e prove durissime.
Sentiva la gioia e la voglia di vivere, ma accetta con
serenità il progetto di Dio e si mette nelle sue
mani. Scriverà sul diario: “ Mammì,
se Dio vuole guarirmi , allora io guarirò;altrimenti
diventerò un angioletto…” voleva dare
un senso alla sua malattia e alla sua sofferenza: aveva
capito che doveva passare attraverso il crogiolo del dolore
per diventare “ pane duro di cristo”.
Diceva spesso: “ Il Signore mi vuole purificare”.
Con la forza della preghiera,
dell’Eucarestia, della Parola di Dio andrà
avanti per circa quattro mesi. Nell’ultimo periodo
della malattia, mediterà a lungo sul Cap. XV del
Vangelo di S.Giovanni “ La Vite e i tralci”.
Rimase colpita dalle parole”…Ogni tralcio
che porta frutto lo pota perché porti più
frutto ” un giorno riflettemmo a lungo insieme su
queste parole di Gesù. Prima era stata in chiesa
e aveva pregato per parecchio tempo da sola, cercando
di entrare nel mistero della Croce di Cristo; mistero
di morte e Risurrezione. Dopo avermi ascoltato mi disse:
<<Accetto di essere “potata” per portare
frutti di redenzione e di salvezza assieme a Gesù>>Se
ne andò serena.
Dopo pochi giorni venne ricoverata nell’Ospedale
Pugliese di Catanzaro, dove medici ed infermieri che la
curavano e assistevano rimanevano colpiti ed ammirati
dalla sua serenità e dal suo coraggio. E cosi sarà
anche per quanti andavano a visitarla. Il 16 giugno, giorno
prima di andare in coma, scriveva nel suo diario questo
pensiero molto profondo”…Forse la meta non
è la vita in se, ma è la forza della vita
che senti nella tua anima anche quando di fronte a te
c’è la morte, la capacità di credere
di far parte di un qualcosa ancora più grande e
bello,
che nessuna malattia o nessuna sofferenza possa mai cancellare…”
Sono gli ultimi aneliti del suo spirito, gli ultimi pensieri
sgorgati dalla sua mente e dal suo cuore.
Nell’Ospedale il sacerdote le è stato vicino
per sostenerla nel grande momento.
Ha ricevuto gli ultimi sacramenti. Ha pregato insieme
a lui, anche se soffriva molto rimaneva serena: piena
di fede e di speranza.
Nei momenti in cui i dolori erano più forti, riferisce
la mamma, si rivolgeva al Crocifisso che aveva davanti
e diceva: “ Se questi miei dolori possono servire
a salvare tanti peccatori, sia fatta la tua volontà”.
Dopo tre giorni di coma profondo, la sera del 21 giugno
2004 lascia la terra per il cielo.
Il giorno della prima comunione all’età di
dieci anni aveva scritto con l’entusiasmo e con
la gioia di una fanciulla che con ansia attende di ricevere
Gesù nell’Eucarestria: “ ...presto
io e te nella Comunione ci incontreremo e insieme una
gran festa faremo”.
Oggi si leggono quelle parole come annuncio profetico.
Susy all’età di 22 anni purificata come “oro
nel crogiolo” attraverso la dura prova nella malattia,
è stata chiamata alla vera comunione con Dio.
Si può dire di lei con le parole del libro della
Sapienza: “Giunta in breve alla perfezione…la
sua anima fu gradita al Signore”.
La messa funebre venne celebrata nella Chiesa di S. Domenico
che fu la sua parrocchia. Una folla innumerevole gremiva
la Chiesa e la piazza antistante.
Soprattutto erano presenti tantissimi giovani, gli amici,
i conoscenti,i compagni dell’Università .Tutti
pregavano in silenzio e piangevano.
Moltissimi di loro si sono accostati alla comunione.
Quel giorno fu una grande festa.
Nell’animo, dei presenti non c’era la sua
vita non si era spenta, ma che lei continuava a vivere
nel Regno di Dio.
Su iniziativa dei giovani e dei compagni di studio, venne
fatta la proposta di raccogliere offerte spontanee tra
i presenti durante la celebrazione della Messa, per realizzare
in Africa un’opera a favore dei più bisognosi.
Ci fu una risposta generosa e spontanea e con la somma
raccolta, per mezzo dell’associazione “Aiuto
alla Chiesa che soffre”,si costruirà una
piccola chiesa in Uganda, che porterà il suo nome.
Affermano i suoi genitori e i suoi amici che spesso lei
parlava dell’Africa e diceva : “ Non basta
commuoversi e versare qualche lacrimuccia quanto si vedono
le scene raccapriccianti dei bambini denutriti per mancanza
di cibo;bisogna fare concretamente qualcosa per aiutarli
ad uscire dalla loro situazione”. Era talmente presa
da questa problematica e la sentiva sua tanto che sul
cartoncino, invito del suo diciottesimo compleanno sceglie
di disegnare due angioletti neri.
Il suo desiderio era quello di andare come volontaria
in Africa.
La sua idea andrà avanti. Difatti è nata
già un’Associazione che porterà il
suo nome e avrà tra le altre finalità, la
realizzazione di opere sociali a favore delle popolazioni
sottosviluppate.
In questa ragazza sono evinti i segni di una presenza
straordinaria di Dio.
Sono certo che SUSY sia stata chiamata da Dio per una
grande missione:
ESSERE IL SORRISO DI DIO NEL MONDO DI OGGI.
Sac. Nicola Montalto Parroco di S. Domenico
ACRI (CS)
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